RE(BO)L REBEL “Racconti da una Bologna ribelle” – NABAT Oi! live
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BULAGNA.. BULAGNA.. BULAGNA..
Quante cose c’hai da raccontare.
2 documentari, una discussione su spazi sociali, di movimento e di politica, su gentrificazione arte e ideale; nella cornice di foto dei movimenti sociali bolognesi odierni; e il tutto con cibo, due balotte e della gran musica a conclusione!
Quante cose c’hai da raccontare.
2 documentari, una discussione su spazi sociali, di movimento e di politica, su gentrificazione arte e ideale; nella cornice di foto dei movimenti sociali bolognesi odierni; e il tutto con cibo, due balotte e della gran musica a conclusione!
Ecco il programma con i suoi ospiti speciali:
• COME UNA FORESTA IN CITTA’ – video racconto dell’xm24 (con 2 dei registi Nicola Donadio e Silvia Polmonari):
L’esperienza del centro sociale XM24 a Bologna raccontata nelle settimane antecedenti lo sgombero, nell’estate del 2019, attraverso il corteo di solidarietà del 29 giugno e i racconti di chi lo spazio lo ha attraversato dai primi anni duemila. La lotta per la sopravvivenza di XM24 viene inserita nel contesto del quartiere Bolognina, segnato da repentini cambiamenti urbanistici e sociali.
L’esperienza del centro sociale XM24 a Bologna raccontata nelle settimane antecedenti lo sgombero, nell’estate del 2019, attraverso il corteo di solidarietà del 29 giugno e i racconti di chi lo spazio lo ha attraversato dai primi anni duemila. La lotta per la sopravvivenza di XM24 viene inserita nel contesto del quartiere Bolognina, segnato da repentini cambiamenti urbanistici e sociali.
• BOLOGNA E LA PRATELLO OCCUPATA NEGLI ANNI 90’: docufilm
Il Pratello ancora oggi è rimasto un piccolo baluardo di anticonformismo, stranezza e libertà contro il grigiume dei fast food, dei palazzi tutti uguali e senza tag. Ma oggi dal post pandemia a mezzanotte e mezza si va a letto anche al Pratello! C’è la sbirraglia che vigila..
E prima? Quando in quelle strade echeggiava ancora la flebile voce di Radio Alice che da quella strada qualche anno prima trasmetteva? Ce lo racconteranno dei personaggi di eccezione, che in quei luoghi, in quel piccolo “borgo” di appena 600 metri hanno fatto la storia.
Il Pratello ancora oggi è rimasto un piccolo baluardo di anticonformismo, stranezza e libertà contro il grigiume dei fast food, dei palazzi tutti uguali e senza tag. Ma oggi dal post pandemia a mezzanotte e mezza si va a letto anche al Pratello! C’è la sbirraglia che vigila..
E prima? Quando in quelle strade echeggiava ancora la flebile voce di Radio Alice che da quella strada qualche anno prima trasmetteva? Ce lo racconteranno dei personaggi di eccezione, che in quei luoghi, in quel piccolo “borgo” di appena 600 metri hanno fatto la storia.
• MOSTRA DI MICHELE LAPINI
Michele Lapini è un fotogiornalista freelance di base a Bologna, ma nato e cresciuto in Valdarno. Con una laurea in Economia Politica e Cooperazione Internazionale e un master in Cooperazione Sviluppo e Diritti Umani, lo sguardo di Lapini è caratterizzato da un profondo interesse per le questioni sociali, politiche e ambientali: da alcuni anni documenta l’impatto della crisi climatica in Italia nei territori e nelle comunità locali, segue le lotte dei movimenti sociali e ambientalisti e lavora insieme ad alcune Ong documentando progetti di cooperazione internazionale, tutela dei diritti umani e ambientali. È co-fondatore del collettivo Arcipelago-19 e al lavoro di fotogiornalista affianca l’attività̀ espositiva e collaborazioni in diversi settori: cinema, editoria e arte pubblica. Le sue fotografie sono state pubblicate da Internazionale, The Guardian, Stern, El Pais, Die Zeit, Nature, L’Espresso, Aftenposten e altri. Ha vinto l’Environmental Photographer of the Year 2021 nella categoria “Paesaggi futuri” e il concorso “Italian Sustainability Photo Award” 2021 come miglior fotografia singola.
Michele Lapini è un fotogiornalista freelance di base a Bologna, ma nato e cresciuto in Valdarno. Con una laurea in Economia Politica e Cooperazione Internazionale e un master in Cooperazione Sviluppo e Diritti Umani, lo sguardo di Lapini è caratterizzato da un profondo interesse per le questioni sociali, politiche e ambientali: da alcuni anni documenta l’impatto della crisi climatica in Italia nei territori e nelle comunità locali, segue le lotte dei movimenti sociali e ambientalisti e lavora insieme ad alcune Ong documentando progetti di cooperazione internazionale, tutela dei diritti umani e ambientali. È co-fondatore del collettivo Arcipelago-19 e al lavoro di fotogiornalista affianca l’attività̀ espositiva e collaborazioni in diversi settori: cinema, editoria e arte pubblica. Le sue fotografie sono state pubblicate da Internazionale, The Guardian, Stern, El Pais, Die Zeit, Nature, L’Espresso, Aftenposten e altri. Ha vinto l’Environmental Photographer of the Year 2021 nella categoria “Paesaggi futuri” e il concorso “Italian Sustainability Photo Award” 2021 come miglior fotografia singola.
• NABAT OI! – live
Ne è passato di tempo da quando Steno e i suoi sono “scesi per le strade” di una Bologna laida oggi come allora. Furono i primi, nel 1979, a proporre in Italia dell’autentico “punk di strada”; lontano dalle ideologie precostituite, ma irrorata da un anarchismo virile e proletario. La loro foga ha dato voce a un vuoto di potere simbolico: il grido soffocato di orde di umiliati e offesi cresciuti a calci sui denti, “nati per niente” esclusi da una Storia scritta da altri, per e contro di loro. Un messaggio non così divergente da quello del blues, come rivendicano loro stessi. Troppo rudi per essere alternativi e troppo sensibili per essere teppisti. Per chi è cresciuto da quelle parti, più che una band sono un avamposto di civiltà, una voce morale a cui aggrapparsi per sopravvivere, sapendo di poterci sempre contare. Ma la storia dei Nabat è, in fin dei conti, quella di Bologna tutta.
Rozzi? Senz’altro. Necessari? Altrettanto. Lunga vita ai Nabat, ultimi cantori dell’altra Bologna.
• (liberamente tratto da un testo di di Ossydiana Speri su Onda Rock)
Ne è passato di tempo da quando Steno e i suoi sono “scesi per le strade” di una Bologna laida oggi come allora. Furono i primi, nel 1979, a proporre in Italia dell’autentico “punk di strada”; lontano dalle ideologie precostituite, ma irrorata da un anarchismo virile e proletario. La loro foga ha dato voce a un vuoto di potere simbolico: il grido soffocato di orde di umiliati e offesi cresciuti a calci sui denti, “nati per niente” esclusi da una Storia scritta da altri, per e contro di loro. Un messaggio non così divergente da quello del blues, come rivendicano loro stessi. Troppo rudi per essere alternativi e troppo sensibili per essere teppisti. Per chi è cresciuto da quelle parti, più che una band sono un avamposto di civiltà, una voce morale a cui aggrapparsi per sopravvivere, sapendo di poterci sempre contare. Ma la storia dei Nabat è, in fin dei conti, quella di Bologna tutta.
Rozzi? Senz’altro. Necessari? Altrettanto. Lunga vita ai Nabat, ultimi cantori dell’altra Bologna.
• (liberamente tratto da un testo di di Ossydiana Speri su Onda Rock)
• Dj U-Man e Falco
Dopo il live dei NABAT la serata si concluderà infine con il dj-set dei nostri U-man e Falco: tanto punk, reggae, soul e R&B, per ballare fino a tardi ed esplorare quella sottocultura nata dalla strada e profondamente legata a questi generi musicali!
Dopo il live dei NABAT la serata si concluderà infine con il dj-set dei nostri U-man e Falco: tanto punk, reggae, soul e R&B, per ballare fino a tardi ed esplorare quella sottocultura nata dalla strada e profondamente legata a questi generi musicali!
Menu della cena a breve! Per la cena è molto gradita la prenotazione a prenotazionieventi@lacortedeimiracoli.org
Ingresso riservato ai soci, possibilità di tesserarsi sul posto o pretesserarsi sul sito https://www.lacortedeimiracoli.org/tesseramento/
Gratis fino alle 21.30 – dopo 5€
